Per come il fenomeno è stato di recente concettualizzato e rilanciato nella teoria giuridica del federalismo, la mobilità sanitaria interregionale in Italia appare un chiaro esempio di “voto con i piedi”. Così interpretata, la mobilità sanitaria italiana appare idonea a dare attuazione, oltre che a già note funzioni costituzionali, ad un principio talvolta trascurato del servizio sanitario nazionale: il controllo democratico. Da un punto di vista comparato, inoltre, la vicenda della mobilità sanitaria italiana si mostra come un’esperienza unica per rilevanza empirica e articolazione normativa del fenomeno: questa circostanza induce a pensare ad un ruolo di primario rilievo giocato dalla giuspubblicistica italiana in sede di regolamentazione della migrazione sanitaria europea, che nell’auspicato scenario di una “Unione europea della salute” acquisterà, per diverse ragioni, una dimensione decisamente superiore a quella dell’attuale mobilità transfrontaliera.
Patient mobility between Italian regions appears a clear instance of “foot voting”, as the phenomenon has been recently recast and discussed within the legal strand of the theory of federalism. When interpreted in this way, however, the Italian legal framework for patient mobility is not only instrumental to already well-known constitutional functions but also conducive to the oft-neglected principle of democratic accountability of the national health system. Moreover, from a comparative standpoint, the Italian experience of patient mobility emerges as a quite unique phenomenon: this circumstance thus calls for a strong engagement of Italian public law scholarship in shaping a new European common framework. For different reasons, in fact, the desirable establishment of a European Health Union will likely lead to a surge in interstate health mobility.