Stando alla classica impostazione della tematica i debiti di giuoco rappresentano un paradigmatico caso di obbligazione naturale, a fronte del quale l’ordinamento statale non offre giustiziabilità ma riconosce l’irripetibilità di quanto pagato. Nell’odierno contesto sistematico, però, tale ricostruzione potrebbe essere sottoposta a revisione critica. Da un lato, il gioco autorizzato, in origine marginale, ha conosciuto tutta una serie di ampliamenti, e, dall’altra parte, la accresciuta consapevolezza della pericolosità del gioco d’azzardo anche in termini di rischi per la salute rende arduo accettare il richiamo, insito nel concetto di obbligazione naturale, al “dovere morale o sociale” che, tolte le ipotesi di incapacità o frode, giustificava la regola dell’irripetibilità. Parrebbe, dunque, ragionevole proporre un’interpretazione estensiva di quelle ipotesi eccezionali e dei poteri riduttivi del giudice, così da ampliare il più possibile la tutela del soggetto vulnerabile.
According to the traditional mainstream opinion gambling debts belong to the so-called natural obligations, that are not enforceable but allow the creditor to retain what the debtor has voluntarily paid, except in the cases of fraud or incapacity. However today such a construction has to be revised. On the one hand, legally authorized gambling, once marginal, has been increasingly widened, whilst, on the other hand, the acquired awareness about the social and sanitary risks of gambling makes difficult to accept the idea, implied in the concept of natural obligation, that gambling debts have a “moral or social ground”, which can justify the creditor’s right to retain. Thus, in order to offer a better protection to the vulnerable subjects, we have to propose to interpretatively enlarge the scope of the statutory exceptions to such a rule as well as that of the judicial powers of intervention.